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13-02-2024
1° incontro- Il ruolo del genitore nella formazione del carattere e la personalità del bambino
Il ruolo del genitore nella formazione del carattere e la personalità del bambino
Introduciamo questo nostro primo incontro posando subito l’attenzione sui termini contenuti nel titolo.
Il carattere e La personalità del bambino.
Nei luoghi comuni si sente spesso asserire , parlando comportamenti , di bambini:
c’è nato, è sempre stato/a così! Ma è opportuno invece sottolineare che il codice genetico non c’entra con il carattere e la personalità; l’unico aspetto psicologico determinato geneticamente è il temperamento. Il ruolo del genitore nella formazione del carattere e la personalità del bambino
Introduciamo questo nostro primo incontro posando subito l’attenzione sui Vediamo di che si tratta: possiamo dire che per temperamento si intende l’insieme delle tende nze innate a reagire agli stimoli ambientali, ovvero l’insieme di quei fattori che differenziano un individuo dall’altro già nei primi giorni di vita e addirittura nel grembo materno.
In altre parole il meccanismo innato consiste nella presenza inconscia di soglie di attivazione che sono appunto determinate geneticamente, cioè non elaborate dal soggetto, soglie soggettive quindi che attivano la reazione del piccolo- di fronte agli stimoli ambientali piacevoli o spiacevoli.
Il bilanciamento di questi fattori è determinato geneticamente e fa capo a meccanismi biologici innati. Quelli che Freud definiva impulsi innati - detti anche identità biologica.
Tanto per fare degli esempi a proposito di temperamento:
-ha un temperamento aggressivo il rapinatore di banche;
-ha un temperamento aggressivo il chirurgo;
-ed ha un temperamento aggressivo anche lo scultore che scolpisce il marmo.
E passiamo ora al concetto di carattere Per carattere si intende le caratteristiche socioculturali acquisite dalla persona quindi, una di mensione prodotta unicamente dalle influenze ambientali tenendo presente che le influenze ambientali avvengono già in utero. In altri termini il carattere consiste nell’insieme dei comportamenti appresi e comportamenti condizionati da eventi esistenziali del soggetto.
Nel linguaggio comune si usa dire che ha buon carattere la persona integrata e amalgamata con la collettività, quella accomodante; che ha invece carattere rigido o forte la persona che resiste alle pressioni sociali imponendo maggiormente se stessa e i propri punti di vista ed il carattere debole per indicare il soggetto facilmente influenzabile e manovrabile. In altre parole possiamo avere: carattere dominante, carattere dipendente, carattere accomodante. E per concludere la nostra piccola indagine conoscitiva vediamo ora di fare chiarezza sul concetto di personalità.
Possiamo senz’altro sostenere che la personalità del soggetto sia la risultante che scaturisce dall’unificazione delle componenti innate ( temperamento) e componenti acquisite (carattere) c ioè le parti connaturate e quelle scelte durante il percorso di adattamento al proprio ambiente.
Quindi: il temperamento esprime impulsi, bisogni, affettività e tendenze istintive; il carattere è frutto dell’iniziativa del soggetto di fronte agli stimoli ambientali.
La personalità ciò che scaturisce dall’interazione di entrambe Nel bambino, entro la prima fase di sviluppo – 7 anni – non si distingue il carattere dal temperamento cioè la decisione dal desiderio in quanto gli schemi mentali sono molto semplici e i processi di inibizione e controllo poco sviluppati. Stato di cose, questo, che rende il piccolo psicologicamente dipendente dall’adulto E’ qui, come vediamo, si inserisce spontaneamente il discorso della dipendenza.
Il bambino dipende dall’adulto in tutto:
per sopravvivere, crescere in buona salute ed evolversi negli stadi dello sviluppo successivifino a raggiungere la maturità e la capacità di aut onomia Prima di introdurre il discorso della dipendenza psicologica, è opportuno però considerare il fenomeno preziosissimo, poiché determinante, quello dell’affettività ed il clima emotivo che circonda il bambino.
Cosa determina l’affettività ed il clima emotivo del mondo del bambino piccolo? Immaginiamo il
mondo del piccolo come un universo fitto e denso di frequenze e vibrazioni significative, appartenenti/provenienti dal cuore e dalla mente degli adulti del suo mondo, fenomeno che va considerato come la fonte della sua linfa vitale
Un fitto traffico di significati sotto forma di messaggi in codice che transita da inconscio a inconscio partendo dalla realtà affettiva e dalla verità più intima che alberga nel cuore delle persone accanto al piccolo, generalmente Mamma e Papà
Abbiamo accennato al fatto che, prima ancora che il bimbo sia in grado di interagire col mondo esterno ha comunque una scambio con esso, scambio che possiamo definire intelligente e finalizzato in quanto nulla accade per caso ; il piccolo pur non rendendosene conto fornisce e percepisce informazioni su di e sul suo livello di benessere, grazie, come detto, a quelle sue pulsioni istintuali delle quali è attrezzato geneticamente e che lo fanno tendere al benessere ed alla sopravvivenza. Ed ecco il punto: l’essere umano è dotato di una intelligenza emotiva inconscia che gli consente un aggiornamento fedele e continuo sulla verità emotiva che lo circonda e gli consente anche di tendere verso il suo bene informando continuamente l’ambiente, sullo stato dell’arte. Pensiamo quindi all’intelligenza inconscia come ad una antenna sofisticata che permette al piccolo di essere in perfetto contatto col suo mondo prima ancora che ne scopra l’esistenza. Ed è grazie ad essa che il bimbo interagisce col suo ambiente da sempre sin dal suo concepimento.
E’per tutti questi motivi che abbiamo introdotto il concetto del grande potere genitoriale, in quanto, è da queste figure di riferimento che il bimbo attinge la linfa vitale oppure poco vitale della quale si nutre.
Sappiamo tutti della sana e naturale condizione di dipendenza dalle figure di riferimento dei piccoli nei primi anni di vita.
Ovviamente in questa sede a noi interessa soprattutto la dimensione psicologica della dipendenza vediamo meglio di cosa si tratta.
Spieghiamo la dipendenza infantile con il fenomeno dell’attaccamento.
Il piccolo a partire dai primi mesi di vita sviluppa un particolare legame, (generalmente con la figura materna) quello che Bolby definì: fenomeno di attaccamento.
Teniamo presente che essendo il bambino caratterizzato dall’egocentrismo infantile e non avendo coscienza di se e del mondo esterno percepisce se stesso come il centro del mondo e la figura di attaccamento come una propaggine di se.
La qualità delle esperienze che realizza in relazione alla figura attaccamento vengono percepite come qualità del Se (stiamo anche introducendo il concetto delle basi del carattere e della personalità).
Vediamo meglio cosa accade all’interno di questo fenomeno dell’attaccamento ove andremo subito a distinguere tre possibilità: attaccamento sicuro; att.to insicuro;
att.to misto. ( 3 esempi) Da cui deduciamo che un bimbo amato, rispettato, considerato svilupperà una immagine di se come : amabile, rispettabile e meritevole di considerazione , viceversa un bambino accudito distrattamente, con sufficienza con discontinuità svilupperà un’immagine di se più incerta, si sentirà più in balia degli eventi
, pensiamo anche qui, durante questo percorso alle basi dell’autostima positiva o negativa e della identità personale.
Quando l’ambiente ed il clima emotivo del bambino sono ricchi di amorevolezza quindi di frequenze positive, in quanto queste sono energie vitali di grande rilievo, il bambino appare sereno, cresce bene, appare deciso nelle sue cose. Il suo carattere sarà duttile , accomodante e collaborativo.
Viceversa, se il bambino riceve un accudimento distratto, sufficiente, scarso di impegno, premure e considerazione ci troveremo di fronte, molto probabilmente, un bambino lagnoso, nervosetto, problematico ecc. ecc.
E spostiamoci ora, con queste premesse, all’età di circa tre anni. Il piccolo ha superato la fase o rale , la fase fallica , ha acquisito il controllo degli sfinteri ed entra nella fase edipica
Questa fase dello sviluppo, relativa ai circa tre anni di età, è particolarmente delicata ed importante in quanto chiama in causa la formazione dell’identità sessuale.
Quindi riassumendo:
date le pulsioni istintuali, dato il potere genitoriale e il clima emotivo/affettivo intorno al piccolo, data la sua intelligenza emotiva, dato il processo in atto della formazione del carattere e della personalità e dato il tipo di attaccamento di cui gode, intorno ai 3 anni il piccolo entra nella fase edipica.
Questa fase è caratterizzata dal fenomeno della identificazione con il modello di riferimento.
Vediamo che vuol dire:
il piccolo, secondo una legge innata, sviluppa una forte identificazione col genitore dello stesso sesso e contemporaneamente un attaccamento morboso al genitore di sesso opposto.
Il fenomeno della identificazione si realizza in quanto il bambino è sottoposto a frustrazione perché? Perchè (si percepisce perdente rispetto al suo modello e antagonista) ed a questa tensione reagisce identificandosi con la fonte della sua frustrazione e incorporandone le caratteristiche . Nella fase edipica dato l’attaccamento morboso verso il genitore di sesso opposto e data la situazione privilegiata che attribuisce al genitore dello stesso sesso, il piccolo a un forte desiderio di prendere il suo posto, vorrebbe essere lui/lei il privilegiato! questo però gli produce sensi di colpa –da cui il conflitto edipico , quindi non potendo sostituirsi al suo modello cosa fa? Rimuove questo desiderio e si identifica con questi incorporando e facendo sue le relative caratteristiche . Dal risultato di questo processo il piccolo realizza ed edifica la sua identità sessuale: – si sente maschio- si sente femmina -.
Si può comprendere come in questa fase il modello genitoriale introiettato sia prezioso ed essenziale, sia perché promuove l’identità sessuale del piccolo, sia per il tipo di affettività che propone. Omettiamo in questa giornata la conclusione della fase edipica in quanto argomento specifico di un futuro incontro.
Per concludere possiamo dire che il materiale citato dovrebbe essere sufficiente a
fornire un’idea coerente delle componenti che concorrono alla formazione del carattere e
la personalità dell’individuo. Dott.ssa Elisabetta Vellone
Introduciamo questo nostro primo incontro posando subito l’attenzione sui termini contenuti nel titolo.
Il carattere e La personalità del bambino.
Nei luoghi comuni si sente spesso asserire , parlando comportamenti , di bambini:
c’è nato, è sempre stato/a così! Ma è opportuno invece sottolineare che il codice genetico non c’entra con il carattere e la personalità; l’unico aspetto psicologico determinato geneticamente è il temperamento. Il ruolo del genitore nella formazione del carattere e la personalità del bambino
Introduciamo questo nostro primo incontro posando subito l’attenzione sui Vediamo di che si tratta: possiamo dire che per temperamento si intende l’insieme delle tende nze innate a reagire agli stimoli ambientali, ovvero l’insieme di quei fattori che differenziano un individuo dall’altro già nei primi giorni di vita e addirittura nel grembo materno.
In altre parole il meccanismo innato consiste nella presenza inconscia di soglie di attivazione che sono appunto determinate geneticamente, cioè non elaborate dal soggetto, soglie soggettive quindi che attivano la reazione del piccolo- di fronte agli stimoli ambientali piacevoli o spiacevoli.
Il bilanciamento di questi fattori è determinato geneticamente e fa capo a meccanismi biologici innati. Quelli che Freud definiva impulsi innati - detti anche identità biologica.
Tanto per fare degli esempi a proposito di temperamento:
-ha un temperamento aggressivo il rapinatore di banche;
-ha un temperamento aggressivo il chirurgo;
-ed ha un temperamento aggressivo anche lo scultore che scolpisce il marmo.
E passiamo ora al concetto di carattere Per carattere si intende le caratteristiche socioculturali acquisite dalla persona quindi, una di mensione prodotta unicamente dalle influenze ambientali tenendo presente che le influenze ambientali avvengono già in utero. In altri termini il carattere consiste nell’insieme dei comportamenti appresi e comportamenti condizionati da eventi esistenziali del soggetto.
Nel linguaggio comune si usa dire che ha buon carattere la persona integrata e amalgamata con la collettività, quella accomodante; che ha invece carattere rigido o forte la persona che resiste alle pressioni sociali imponendo maggiormente se stessa e i propri punti di vista ed il carattere debole per indicare il soggetto facilmente influenzabile e manovrabile. In altre parole possiamo avere: carattere dominante, carattere dipendente, carattere accomodante. E per concludere la nostra piccola indagine conoscitiva vediamo ora di fare chiarezza sul concetto di personalità.
Possiamo senz’altro sostenere che la personalità del soggetto sia la risultante che scaturisce dall’unificazione delle componenti innate ( temperamento) e componenti acquisite (carattere) c ioè le parti connaturate e quelle scelte durante il percorso di adattamento al proprio ambiente.
Quindi: il temperamento esprime impulsi, bisogni, affettività e tendenze istintive; il carattere è frutto dell’iniziativa del soggetto di fronte agli stimoli ambientali.
La personalità ciò che scaturisce dall’interazione di entrambe Nel bambino, entro la prima fase di sviluppo – 7 anni – non si distingue il carattere dal temperamento cioè la decisione dal desiderio in quanto gli schemi mentali sono molto semplici e i processi di inibizione e controllo poco sviluppati. Stato di cose, questo, che rende il piccolo psicologicamente dipendente dall’adulto E’ qui, come vediamo, si inserisce spontaneamente il discorso della dipendenza.
Il bambino dipende dall’adulto in tutto:
per sopravvivere, crescere in buona salute ed evolversi negli stadi dello sviluppo successivifino a raggiungere la maturità e la capacità di aut onomia Prima di introdurre il discorso della dipendenza psicologica, è opportuno però considerare il fenomeno preziosissimo, poiché determinante, quello dell’affettività ed il clima emotivo che circonda il bambino.
Cosa determina l’affettività ed il clima emotivo del mondo del bambino piccolo? Immaginiamo il
mondo del piccolo come un universo fitto e denso di frequenze e vibrazioni significative, appartenenti/provenienti dal cuore e dalla mente degli adulti del suo mondo, fenomeno che va considerato come la fonte della sua linfa vitale
Un fitto traffico di significati sotto forma di messaggi in codice che transita da inconscio a inconscio partendo dalla realtà affettiva e dalla verità più intima che alberga nel cuore delle persone accanto al piccolo, generalmente Mamma e Papà
Abbiamo accennato al fatto che, prima ancora che il bimbo sia in grado di interagire col mondo esterno ha comunque una scambio con esso, scambio che possiamo definire intelligente e finalizzato in quanto nulla accade per caso ; il piccolo pur non rendendosene conto fornisce e percepisce informazioni su di e sul suo livello di benessere, grazie, come detto, a quelle sue pulsioni istintuali delle quali è attrezzato geneticamente e che lo fanno tendere al benessere ed alla sopravvivenza. Ed ecco il punto: l’essere umano è dotato di una intelligenza emotiva inconscia che gli consente un aggiornamento fedele e continuo sulla verità emotiva che lo circonda e gli consente anche di tendere verso il suo bene informando continuamente l’ambiente, sullo stato dell’arte. Pensiamo quindi all’intelligenza inconscia come ad una antenna sofisticata che permette al piccolo di essere in perfetto contatto col suo mondo prima ancora che ne scopra l’esistenza. Ed è grazie ad essa che il bimbo interagisce col suo ambiente da sempre sin dal suo concepimento.
E’per tutti questi motivi che abbiamo introdotto il concetto del grande potere genitoriale, in quanto, è da queste figure di riferimento che il bimbo attinge la linfa vitale oppure poco vitale della quale si nutre.
Sappiamo tutti della sana e naturale condizione di dipendenza dalle figure di riferimento dei piccoli nei primi anni di vita.
Ovviamente in questa sede a noi interessa soprattutto la dimensione psicologica della dipendenza vediamo meglio di cosa si tratta.
Spieghiamo la dipendenza infantile con il fenomeno dell’attaccamento.
Il piccolo a partire dai primi mesi di vita sviluppa un particolare legame, (generalmente con la figura materna) quello che Bolby definì: fenomeno di attaccamento.
Teniamo presente che essendo il bambino caratterizzato dall’egocentrismo infantile e non avendo coscienza di se e del mondo esterno percepisce se stesso come il centro del mondo e la figura di attaccamento come una propaggine di se.
La qualità delle esperienze che realizza in relazione alla figura attaccamento vengono percepite come qualità del Se (stiamo anche introducendo il concetto delle basi del carattere e della personalità).
Vediamo meglio cosa accade all’interno di questo fenomeno dell’attaccamento ove andremo subito a distinguere tre possibilità: attaccamento sicuro; att.to insicuro;
att.to misto. ( 3 esempi) Da cui deduciamo che un bimbo amato, rispettato, considerato svilupperà una immagine di se come : amabile, rispettabile e meritevole di considerazione , viceversa un bambino accudito distrattamente, con sufficienza con discontinuità svilupperà un’immagine di se più incerta, si sentirà più in balia degli eventi
, pensiamo anche qui, durante questo percorso alle basi dell’autostima positiva o negativa e della identità personale.
Quando l’ambiente ed il clima emotivo del bambino sono ricchi di amorevolezza quindi di frequenze positive, in quanto queste sono energie vitali di grande rilievo, il bambino appare sereno, cresce bene, appare deciso nelle sue cose. Il suo carattere sarà duttile , accomodante e collaborativo.
Viceversa, se il bambino riceve un accudimento distratto, sufficiente, scarso di impegno, premure e considerazione ci troveremo di fronte, molto probabilmente, un bambino lagnoso, nervosetto, problematico ecc. ecc.
E spostiamoci ora, con queste premesse, all’età di circa tre anni. Il piccolo ha superato la fase o rale , la fase fallica , ha acquisito il controllo degli sfinteri ed entra nella fase edipica
Questa fase dello sviluppo, relativa ai circa tre anni di età, è particolarmente delicata ed importante in quanto chiama in causa la formazione dell’identità sessuale.
Quindi riassumendo:
date le pulsioni istintuali, dato il potere genitoriale e il clima emotivo/affettivo intorno al piccolo, data la sua intelligenza emotiva, dato il processo in atto della formazione del carattere e della personalità e dato il tipo di attaccamento di cui gode, intorno ai 3 anni il piccolo entra nella fase edipica.
Questa fase è caratterizzata dal fenomeno della identificazione con il modello di riferimento.
Vediamo che vuol dire:
il piccolo, secondo una legge innata, sviluppa una forte identificazione col genitore dello stesso sesso e contemporaneamente un attaccamento morboso al genitore di sesso opposto.
Il fenomeno della identificazione si realizza in quanto il bambino è sottoposto a frustrazione perché? Perchè (si percepisce perdente rispetto al suo modello e antagonista) ed a questa tensione reagisce identificandosi con la fonte della sua frustrazione e incorporandone le caratteristiche . Nella fase edipica dato l’attaccamento morboso verso il genitore di sesso opposto e data la situazione privilegiata che attribuisce al genitore dello stesso sesso, il piccolo a un forte desiderio di prendere il suo posto, vorrebbe essere lui/lei il privilegiato! questo però gli produce sensi di colpa –da cui il conflitto edipico , quindi non potendo sostituirsi al suo modello cosa fa? Rimuove questo desiderio e si identifica con questi incorporando e facendo sue le relative caratteristiche . Dal risultato di questo processo il piccolo realizza ed edifica la sua identità sessuale: – si sente maschio- si sente femmina -.
Si può comprendere come in questa fase il modello genitoriale introiettato sia prezioso ed essenziale, sia perché promuove l’identità sessuale del piccolo, sia per il tipo di affettività che propone. Omettiamo in questa giornata la conclusione della fase edipica in quanto argomento specifico di un futuro incontro.
Per concludere possiamo dire che il materiale citato dovrebbe essere sufficiente a
fornire un’idea coerente delle componenti che concorrono alla formazione del carattere e
la personalità dell’individuo. Dott.ssa Elisabetta Vellone