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06-03-2024
IL DIALOGO COL BAMBINO ENTRO I PRIMI 10 ANNI DI VITA
2° incontro- Il dialogo con il bambino entro i primi dieci anni di vita Comunicazione empatica comunicazione verbale Come detto nell′incontro precedente il bambino comunica con l′ambiente intorno a se, e con le figure di riferimento prima ancora di prendere coscienza della loro esistenza, capacità comunicativa che comunque non scompare ma rimane attiva sempre durante la vita. Éopportuno sapere che il messaggio del bambino piccolo è sempre sotto forma di risposta globale nel senso che risponde sempre con tutto se stesso ; così come riceve e percepisce con tutto se stesso soprattutto nel primo anno di età. Il piccolo che facilmente si ammala, - che non cresce bene, che non dorme, - che ha problemi di assimilazione, sta comunicando i suoi disagi e malesseri usando il corpo. In altri termini l′appagamento dei bisogni primari da luogo ad uno stato di benessere fisico e mentale, cioè di tutta la persona, viceversa, la frustrazione di essi produce sofferenza indistinta fisica e mentale ed è sempre una RISPOSTA GLOBALE Sappiamo tutti quali sono i bisogni primari dell′età pediatrica: mangiare, dormire, protezione dal freddo, cure e coccole. Poseremo la nostra attenzione sull′ultimo aspetto: cure e coccole che traduciamo subito in: bisogno d′amore. Il bambino ha bisogno di amore per crescere forte in buona salute, proprio come ha bisogno di mangiare e di dormire. L′amore che il bambino percepisce nei suoi confronti ora sappiamo che non ha bisogno del sussidio di immagini o parole. Esso è un po come il clima atmosferico: è percepito per quello che è . Quindi, tanto per fare qualche esempio pensiamo a quali sono i vettori di questi scambi : - nel contatto fisico di cui gode, -nel tipo di abbraccio che riceve, -nelle sensazioni che prova il genitore quando si occupa di lui/lei, il -quanto e in che modo si sente impegnato in quel ruolo genitoriale, -l′atmosfera che regna in casa, -un abbraccio, o una qualsiasi pratica quotidiana può comunicare al bambino la gioia e la gratitudine del genitore nel fare ciò che fa, - ma può anche comunicare i sentimenti di insofferenza ed irritazione di chi accudendolo si senta come costretto e schiavizzato dal piccolo, - usurpato della sua libertà o la sua giovinezza; - Quindi, sulla base di questa esperienza primaria il bimbo cresce e piano, piano, dopo il primo anno di età, grazie ad un processo naturale di maturazione degli apparati mentali, inizia a strutturare l′acquisizione del linguaggio parlato; dapprima con un vocabolario molto semplice e ridotto, monosillabico poi via, via con l′acquisizione di un vocabolario sempre più ricco coincidente con l′età della scolarizzazione detta anche età dei perché. Finora abbiamo visto, in assenza di pensiero e parole, quanto lo scambio sia ricco di materiale di grande valore formativo, ora con l′ausilio della parola il processo di crescita non si limita alla formazione del carattere e della personalità, ma si espande al campo dell′acquisizione della conoscenza in termini di nuclei cognitivi di base. COME DETTO Tutto questo non significa che la comunicazione non verbale smette il suo ruolo, assolutamente no! Rimane sempre attiva, solo che ora lo spazio mentale deve contenere le due funzioni ed in più il linguaggio parlato, il quale si pone in primo piano, rispetto alla modalità non verbale; che pertanto, da un certo punto in poi, tende ad essere sottintesa nella dimensione : sensibilità della persona. Quante volte abbiamo detto, o sentito dire: è molto sensibile, è un′emotivo!!! Bisogna sempre stare attenti a come si parla!!! È permaloso In verità bisogna dire che se il piccolo, o la persona è molto sensibile, è perché ha una ferita aperta che non riesce a guarire, se per esempio ha elaborato l′immagine di se come poco importante, poco amabile ecc. è ovvio che sia sempre allerta per paura di essere escluso, o abbandonato o chissà cos′altro teme che gli possa accadere A questo punto ci poniamo la domanda del : Quanto e Come comunicare con i bambini Esaminiamo insieme queste due componenti Se per quanto intendiamo IL quanto tempo allora teniamo conto di quanto detto precedentemente è cioè che i bambini hanno con gli adulti uno scambio continuo, grazie all′intelligenza emotiva, anche se non ne sono consapevoli; ma del resto non ne è consapevole nemmeno l′adulto!!!!! per cui la quantità di tempo, dedicato allo scambio verbale non è poi così importante, ciò che conta invece è il modo in cui lo facciamo!! E che, ora, sappiamo comprendere sia il verbale che il non verbale. Per essere più precisi è la qualità dello scambio che è importante Esempio: - il tipo di ascolto che gli riserviamo, : con attenzione, serietà ed impegno? O distratti? - Guardando negli occhi? Cercando di comprendere anche ciò che non dice? le sfumature emotive? - Seduti accanto a loro o mentre svolgiamo altre faccende ? - Lo facciamo cercando di empatizzare, cioè cercando di vedere le cose dal loro punto di vista o sparando ordini e giudizi frettolosi? Una buona comunicazione e buon rapporto, si possono benissimo realizzare in quella oretta serale rientrando a casa, non è indispensabile avere ore ed ore a disposizione Il bambino che sente di avere un posto importante nella vita delle persone che ama, è un bambino forte ed appagato, pronto ad accettare qualsiasi regola e qualsiasi limitazione. Ricordate quel bisogno d′amore citato in partenza? Bé è un principio valido durante tutta la vita della persona: tutti abbiamo bisogno di essere amati, considerati e di sentire di appartenere alla vita degli altri. E a questo punto facciamo qualche considerazione su come rispondere alle domande dei nostri bambini però, per avere una migliore padronanza di questo aspetto è opportuno sapere un pochino di più sulla comunicazione. La comunicazione umana, con adulti o bambini non fa differenza, si compie sempre all′interno di uno scambio binario composto da due dimensioni che sono: il messaggio vero e proprio e la relazione fra le parti. Il messaggio è il vettore verbale in cui transita la notizia; mentre la relazione, è la dinamica attivata che tende a stabilire la posizione personale dei comunicanti essa è sempre veicolata dal non verbale e contiene i veri intenti della persona. I messaggi non verbali, quelli che mirano stabilire la posizione fra le parti,( chi comanda- chi obbedisce; chi è padrone e chi è servo) sono molteplici: il tono della voce, la postura del corpo, l′espressione del volto ecc. da questi segnali evincono i veri scopi o i veri intenti di due persone che parlano. E COMPRENSIBILE da quanto detto come può essere facile raggirare l′interlocutore specialmente se questi è un bambino. Intorno ai 6/7 anni di età chi prima chi dopo, il bambino ha appena strutturato il proprio IO, ha formato una coscienza sociale ed è pronto ad agire in prima persona rispetto al mondo esterno. La sua dipendenza dall′adulto ora si manifesta con una componente più critica, il bambino espande la propria coscienza e la libido oltre le figure di riferimento cioè verso i pari, i modelli proposti dalla società, i compagni ecc.. è naturale in questa fase l′attivazione della curiosità e del desiderio di capire e conoscere soprattutto in direzione di quegli ambiti più misteriosi e meno esplorati come potrebbe essere il discorso relativo alla sessualità. Per assumere la giusta posizione rispetto a questo fenomeno è opportuno rendersi conto che non è il bambino che fa domande difficili o imbarazzanti, ma è l′adulto che può avere imbarazzo e difficoltà rispetto all′argomento. L′adulto dovrebbe rendersi conto che è normale per un bambino sano porre domande man mano che scopre il mondo, come è normale e doveroso rispondergli in maniera adeguata; se l′adulto è imbarazzato, o malizioso rispetto alle richieste del piccolo, questi apprenderà quelle emozioni e le assocerà sue quell′argomento elaborando una sorta di mistero, divieto intorno ad esso che aumenterà la sua curiosità, la sua malizia e magari il desiderio di cercare risposte di nascosto in altre direzioni: i compagni, internet, i giornali ecc. E davvero opportuno allora riflettere sul concetto di risposte adeguate. E vediamo quali potrebbero essere dei criteri utili da considerare: usare sempre buon senso e buon intento; guardare sempre negli occhi il bambino ( guardarsi stabilisce un contatto inconscio); non mentire, eventualmente servirsi di una verità limitata, adeguata alla comprensione del piccolo; usare toni di voce autorevoli ma delicati; cercare sempre di vedere le cose dall′ottica del bambino. Ed ora tale proposito, concedetemi l′ausilio di un′esperienza personale che porto come esempio: quando mia figlia era alle elementari un giorno mi chiese: mamma perché io e te abbiamo la patatina e papà il pisellino? Io cercando di essere onesta ed adeguata al contempo, ricordo che presi le sue manine e guardandola negli occhi le dissi: hai presente l′apparato digerente, cioè la bocca e lo stomaco dove noi poniamo il cibo che poi il nostro corpo trasforma in energia che ci nutre? Il buon Dio ci ha fornito diversi apparati. Un altro di questi ,oltre a quello digerente, è quello riproduttivo, il quale quando diventiamo grandi ci consente di diventare mamme o papà. E come una fabbrica? Si, in un certo senso. E come funziona? Come funziona è un pochino più complicato, è come se dovessi spiegarti come fa lo stomaco a tirar fuori le vitamine dal cibo, ma è qualcosa che accade naturalmente per il nostro bene e noi ce ne accorgiamo perché avvertiamo il desiderio di fare quella cosa. Proprio come avvertiamo la fame quando è ora di mangiare o avvertiamo il sonno quando è ora di riposare. Poi aggiunsi: Il corpo dei maschi è diverso da quello delle femmine sono differenti perché hanno un compito un po diverso .Vedi le nostre mani? Guarda sono simili, ma e diverse; una è il rovescio dell′altra, ma proprio per questo usandole insieme possiamo farci tante bellissime cose, perché le due mani messe insieme diventano forti e capaci, mentre da sole hanno diverse difficoltà. Proprio come il corpo delle femmine e dei maschi che è simile e diverso, ma quando da grandi si mettono insieme possono fare delle belle cose. E vero!!! Rispose lei. Mentre si guardava le manine. Mi rendo conto che ho dato una risposta impegnativa alla piccola, ma era alla portata della sua comprensione, ho cercato di spiegare le differenze con la complementarità. Ricordo che mi guardava con quegli occhioni e si sentiva fiera di tanta conoscenza a sua disposizione. Forse, da quanto appena detto si può notare che la risposta era priva di qualsiasi insinuazione o imbarazzo era una risposta che spiegava la funzione di certi apparati del nostro corpo e non a caso ho usato il gemellaggio col digerente in quanto e molto familiare ai bambini. E con questo chiudiamo anche per lasciare spazio alle nostre riflessioni. Dott.ssa Elisabetta Vellone