Psicoterapeuta Sessuologa clinica e pratictioner EMDR
07-03-2024

Bambino forte bambino ansioso bambino depresso

3° incontro

3° incontro Bambino forte bambino ansioso bambino depresso Oggi vedremo, dal punto di vista psicologico, le costituenti dello sviluppo caratteriale dei bambini, dei cosi detti B forte; quello ansioso; quello depresso. Il bambino che definiamo forte è quello che vediamo tranquillo, che raramente fa capricci, non si lagna. Cresce bene ed è socievole, accetta le punizioni ed obbedisce agli adulti senza fatica, fa amicizie con facilità, è curioso e interessato ad esplorare nuove cose, è fiero di se quando riesce in qualche compito, è affettuoso si inserisce facilmente al nido, allasilo e poi a scuola. È il piccolo che si sente importante per le persone che ama, sente di appartenere alla loro vita ed ha sviluppato lidea di un mondo buono intorno a se. Il suo attaccamento è del tipo sicuro quindi tenderà ad avere un buon rapporto con lautorità: prima i genitori, poi la maestra, e via via con tutti gli adulti in generale. È un bambino che ha rispetto degli altri quindi accetta le regole e le rispetta, è quello che si impegna nelle cose che fa, è allegro, generoso ed altruista. Non dice bugie, non inventa storie su di se o sugli altri, non si appropria di oggetti che non gli appartengono, non fa cose di nascosto, non è invidioso dei compagni, non soffre di gelosia. E un bambino che ha ricevuto e riceve uneducazione calda e spartana, adeguata a soddisfare i suoi bisogni primari, educazione che crescendo elabora e fa propria e che a sua volta ripropone come modalità personale. E il piccolo cresciuto in un ambiente pregno di valori, valori che lo formano, lo sostengono e lo ispirano allo stesso tempo. Facciamo ora un profilo del bambino ansioso. È un bambino generalmente timido, insicuro che ha paura di tutto e di tutti, perché intravede pericoli quasi ovunque. Il B. ansioso tende a cercare protezione e appoggio negli altri (glie lo dici tu? - lo fai tu?), non prende iniziative, è evitante. Evita i confronti, le competizioni e tutto ciò che interpreta come prova di sé. Parla poco di sé stesso, non si difende è poco attento agli altri che tende a considerarli tutti migliori e più bravi di sé, piange facilmente. A scuola rende poco perché ha una bassa stima di sé anche il suo impegno è scadente: si distrae. Si stanca ed essendo ansioso e insicuro non si ritiene capace e allaltezza di far bene. Tende a chiedere aiuto per fare i compiti, spesso vuole un adulto accanto. E un bambino che ha avuto un accudimento frammentato, un po distratto e discontinuo, tiepido nella coerenza affettiva. Si è sentito poco importante per le sue figure di riferimento e probabilmente si è attribuito la colpa di ciò squalificandosi. E un piccolo che ha speso e spende molte delle sue energie a preoccuparsi sottraendole, cosi, ad altre attività mentali quali ad es.: attenzione, interesse, curiosità penalizzando la sua stessa evoluzione e la maturazione psichica. È un bimbo che ha scarsi ricordi positivi e di fierezza al suo attivo. Pensando sempre a queste grandi categorie abbiamo poi, , il bambino depresso. Si tratta di una creatura passiva con poca energia vitale, è come se il mondo gli passasse accanto ma lui non lo vede. È un bimbo infelice, non ha imparato a gioire e non sorride quasi mai, non ha entusiasmo, ama i giochi solitari e comunque i passatempi passivi. Non si difende, non si arrabbia, anche se alcuni depressi hanno manifestazioni di rabbia distruttiva. Guardandoli si ha limpressione che siano sempre con la testa altrove. La loro energia è al minimo e vanno guidati e a volte trascinati. E il bimbo o la bimba che crescono in ambienti depressi, spesso a causa di un loro genitore o altre figure parentali che sono depresse o depressoidi oppure sono bambini cresciuti in un ambiente povero di stimoli, di cure ed amorevolezza; altre volte sono bimbi vittime di tragedie familiari (morte, prigione, o maltrattamenti) oppure sono vittime di unesperienza personale che gli genera sensi di colpa. Sono bimbi con un quoziente intellettivo più basso rispetto alla media data la sottostimolazione e il parziale ritiro dallambiente esterno, lo stesso, che genera in loro questo stato. Dalla panoramica relativa ai disagi dei bambini non è difficile rendersi conto di quanto essi siano totalmente dipendenti dalla qualità e la realtà affettiva che li circonda in termini, realtà che per essi significa matrice personale di base. Non è difficile comprendere che lessenza di quel bisogno damore non è nientaltro che la messa in pratica ad oltranza dei valori veri della vita veicolati dal concetto della dignità personale nelle varie, molteplici forme in cui è chiamata in causa nel tram tram quotidiano della realtà intorno a un bambino. La dignità del bambino, la dignità di una madre, di un padre, la dignità familiare sono uno stemma dellessere, ma si concretizzano nel fare ed ogni azione umana può essere dignitosa oppure indegna a seconda della finalità che persegue. Dott.ssa Elisabetta Vellone